Il clima culturale in cui opera Simone De Magistris è quello dei pittori ribelli che durante il manierismo cercano una grammatica nuova, non convenzionale, con soluzioni imprevedibili e impreviste. Simone non è un “minore”, poiché non è un seguace, né è subalterno a nessuno, risultando molto originale, fino ad assomigliare a El Greco in una dimensione astratta e visionaria dei soggetti, nelle composizioni sghembe, nelle figure storte, nei colori lividi. Bizzarro, sconclusionato, anomalo, Simone De Magistris è un ribelle. Resiste solo otto giorni nella bottega di Lorenzo Lotto, il quale così annota nel suo “Libro di spese diverse” in data 10 agosto 1553. Simone è un ribelle e presto si scoccia dell'anziano pittore, pieno di acciacchi, verso cui deve avere avuto un contegno poco riguardoso, suggerisce il curatore Vittorio Sgarbi. Simone De Magistris è un genio, rompe tutti gli schemi. È eccentrico, sgrammaticato, un cubista negli intenti, un antiraffaello, secondo Sgarbi
Il taglio dato alla mostra è inserirlo in un percorso tra Lotto e El Greco, un percorso ideale, perchè non ci sono contatti con il cretese, non sappiamo neppure se abbia mai visto le opere di Theotokopoulos. Ma è interessante verificare che il caldarolese arriva a una personalissima visione del mondo, un effetto deformante e sognante così affine a El Greco: storce, scompone, allunga le facce, i paesaggi si mischiano con le figure, un clima manieristico che porta direttamente a Caravaggio.
Simone De Magistris si caratterizza per la totale mancanza di regole, per l'eccentricità assoluta: uomo e pittore euforico, vitalistico. È un artista punk, ribelle e anticonformista, titolare di una visione assolutamente originale.
La prima sala presenta il punto di partenza, Lorenzo Lotto e Durante Nobili; poi una verifica di come nell'ambito dello Stato pontificio diventi meno cristallina la limpidezza dei veneti: Battista Franco, Federico Zuccari e Tibaldi. Nella terza sala il Cavalier d'Arpino, più ascetico e spirituale che De Magistris, insieme al Pomarancio, altro referente possibile. Nella quarta un primo De Magistris a confronto con tre ritratti di Federico Barocci. Poi una sala con affreschi su soffitto e pareti dove sono esposti paramenti del cardinale Pallotta e la “Deposizione” di Simone. La sesta sala è dedicata alla bottega familiare: Simone era figlio di pittore, Giovanni Andrea, e fratello di pittore, Giovan Francesco. Le opere sono ingenue, scolastiche, quasi un manifesto poco originale della pittura romana tra Raffaello e Michelangelo. Simone rappresenta uno scarto rispetto ai precedenti, con una zampata fa sembrare tutto vecchio, ingenuo e per nulla originale. In questa sezione è presente anche Ercole Ramazzani. A seguire un altro lottesco scolastico, Camillo Bagazzotti, e l'eugubino Felice Damiani. Quindi Andrea Lilli, forse l'artista più grande del percorso. Il percorso prosegue con i pittori visionari, El Greco e Tintoretto. Finalmente lui, Simone De Magistris. La “Madonna della cintola” di Narni presenta un curioso giallo nell'attribuzione. Nel catalogo ci sono due schede, una di Vittorio Sgarbi che la attribuisce a De Magistris, una di Giordana Benazzi che la attribuisce a Michelangelo Braidi. Un'ambiente di passaggio ospita i manieristi, Andrea Boscoli, Ferraù Fenzoni e Raffaello Schiaminossi. Con loro Giorgio Picchi, Giuseppe Bastiani, Filippo Bellini, Gianfranco Modigliani. Nell'ultima sala Simone De Magistris mostra veramente chi è con tante opere interessanti, anche nel confronto.
La mostra si completa con itinerari sul territorio per visitare affreschi e opere ancora in situ.
Simone De Magistris, un pittore visionario tra Lotto e El Greco
Caldarola, Palazzo dei Cardinali Pallotta, fino al 30 settembre 2007, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, sabato e domenica dalle 10 alle 19 (da luglio sabato e domenica dalle 10 alle 21), ingresso euro 6,00 solo mostra (euro 11,00 mostra e Castello Pallotta), catalogo Marsilio, infoline 0733.905529, sito internet www.simonedemagistris.it.
FRANCESCO RAPACCIONI
Teatro